1973 – Franco Antonicelli

“… neo-figurativismo, se si vuole dare un titolo a quell’esperienza e a quei risultati. Viene fuori un altro “reale”, un altro “vero”, che non imita nessuna realtà, nessuna verità fenomenica: ne inventa un ‘altra, ma con una balenante luce di interiorità, che trasferisce la consueta verità in una verità immaginata e più profonda…”

FRANCO ANTONICELLI

(Voghera, 15 novembre 1902 – Torino, 6 novembre 1974)

è stato un saggista e poeta italiano. Figlio di un alto ufficiale pugliese e di una borghese benestante, Maria Balladore, vive diversi anni della giovinezza a Gioia del Colle, ospite dello zio paterno. Una volta arrivato nel 1908 a Torino ottiene la maturità al liceo classico “D’Azeglio”, ed in seguito si laurea prima in Lettere e poi in Giurisprudenza. All’Università conosce Lalla Romano.

Nel 1929 viene arrestato per aver firmato una lettera di solidarietà a Benedetto Croce, in occasione del dibattito al Senato sui Patti Lateranensi; rimane in carcere circa un mese, dopodiché diviene in seguito direttore della “Biblioteca Europea” (1932-1935).

Arrestato durante la retata nei confronti del gruppo torinese di Giustizia e Libertà, il 15 maggio 1935, ottiene il confino ad Agropoli, sposandosi pochi anni dopo con Renata Germano. In seguito ad un’amnistia, riprende l’attività editoriale e partecipa alla lotta antifascista.

Dopo l’8 settembre si trasferisce a Roma e lavora clandestinamente a “Risorgimento liberale”.

Il 6 novembre viene arrestato e incarcerato al Regina Coeli. Nel febbraio 1944 viene trasferito nel carcere di Castelfranco Emilia. Rimesso in libertà il 18 aprile, entra nel CLN piemontese, di cui assume la presidenza, come rappresentante del PLI; successivamente assume la direzione del Partito Repubblicano Italiano, ma lascerà il partito poco dopo.

Partecipa con Guido Seborga ed altri alla fondazione dell’Unione Culturale di Torino.

Nel 1953 aderisce all’Alleanza Democratica Nazionale

e partecipa alla campagna contro la legge elettorale maggioritaria, la cosiddetta “legge truffa”.

Partecipò alla fase sperimentale della Televisione italiana e il 13 dicembre 1953 fu trasmessa la prima di sette puntate di una trasmissione culturale “Il commesso di libreria”, che proponeva segnalazioni librarie e incontri con gli autori. In questa esperienza, però, Antonicelli, che da alcuni anni collaborava già alla Radio nel programma culturale “Terza Pagina”, non ottenne però il gradimento dei critici (secondo Aldo Grasso, egli non seppe “tradurre linguisticamente” i contenuti di una trasmissione radiofonica secondo le esigenze del nuovo mezzo)[1] e i vertici della RAI decisero di affidare la divulgazione libraria televisiva a un giovane professore, Luigi Silori, che riscuoterà invece un ventennale successo di critica e di pubblico.

Nel 1960 dopo le manifestazioni di massa contro il governo Tambroni, appoggiato dal MSI, Antonicelli tiene un discorso a Bologna per cui viene incriminato per apologia di reato e condannato, nel 1964, a 8 mesi di reclusione con la condizionale (assolto in appello).

Nel 1968 viene eletto Senato della Repubblica, indipendente, nella lista del PCI-PSIUP per il collegio di Alessandria-Tortona. Alle elezioni del 1972 viene confermato nel collegio di Susa, e partecipa ad alcune commissioni parlamentari.

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