1988 – Mario De Micheli

“… È questo, appunto, l’ultimo Pardini, quello che in questa Mostra si può ammirare: brillante nel colore, sciolto nel comporre, lirico nell’affiato dell’ispirazione.

Direi che quest’ultimo aspetto è quello che Maggiormente s’impone e che dà carattere particolare alla sua pittura. Le sue immagini sono infatti animate da un impulso che le dispiega sulla tela come investite da un fresco soffio di vento.

Quella di Pardini non è davvero una pittura d’angoscia e neppure d’inquietudine. E invece una pittura d’incanto e felicità, percorsa da un sentimento positivo dell’esistenza”.

MARIO DE MICHELI

(Genova, 1 aprile 1914–Milano,17 agosto 2004) è stato uno scrittore e critico d’arte italiano.

Storico delle Avanguardie artistiche del 900, Mario De Micheli ha sostenuto con grande passione l’arte di impegno sociale e civile militando con la sua critica a fianco dei pittori italiani ed europei a patire dai primi anni Quaranta fino alla fine del Secolo. Nato a Genova si laureò a Milano nel 1938 con una tesi sui poeti del Surrealismo. A Milano prese parte al gruppo di Corrente, di chiara ispirazione antifascista. Fondò varie riviste d’arte, da Realismo ad Artecontro, e organizzò numerose mostre nazionali e internazionali. Per anni e anni è stato il critico d’arte ufficiale del giornale quotidiano”l’Unità”. Suo è il merito di aver fatto conoscere in Italia importanti poeti ungheresi e rumeni, e molti artisti europei che la cultura italiana ancora non conosceva come la scultrice tedesca Kaethe Kollwtz. La sua visione critica si può sintetizzare nella ricerca di un’arte attenta ai valori dell’uomo e della sua lotta contro la brutalità della storia. Moltissimi sono gli artisti italiani alla cui carriera egli ha dato l’importante contributo di un aiuto e di un costruttivo consiglio. È deceduto a Milano ed è sepolto a Trezzo d’Adda, alla cui biblioteca ha lasciato in eredità il fondo della sua preziosissima biblioteca. La sua forte visione partigiana in appoggio all’emancipazione delle classi sociali più deboli, ha fatto sì che molti leggessero la sua critica come improntata da un forte ideologismo, mentre la storia dovrà rendere atto che la sua critica , mai settaria, è sempre stata attenta alla pluralità dei linguaggi e delle diverse matrici culturali. “Una tendenza nella molteplicità dell tendenze”: è stata la sua parola d’ordine e il segno della sua intramontata attualità.

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