1989 – Pier Carlo Santini

Ma si ha in lui una sorta di traslitterazione in termini fantastici, e i suoi personaggi divengono i protagonisti d’una vicenda fuori del tempo, chi sa dove chi sa dove. Anziché celebrare epopee lutti e tragedie, tribolazioni e miseria, Pardini evoca un Eden prosperoso e clemente, sfarzoso e lussureggiante, in cui uomini e cose stanno in perfetta simbiosi armonia. Non c’è luogo al mondo che dispensi tanta fecondità, immune da consumazione e da corrompimento, per non dire da morte. Si pensa alle leggende di antiche terre felici, come l’isola di Scheria, immuni da peccati e da turbamenti. Anche nel nostro tempo si può vivere in tanti modi, investendosi di angoscie e d inquietudini, o viceversa disponendosi a riconoscere, come ha notato De Micheli, la positività dell’esistenza.

Nel far ciò Pardini si vale di una verve coloristica che ha peculiarissime connotazioni. I suoi azzurri, i rossi i gialli, schietti e luminosi, sono inconfondibili, e accentano la dinamica compositiva, giustapponendosi con nettezza. La mano scorre con libera mobilità delineando le forme di squisita fattura (si guardino non solo le figure, ma le fresche immagini di tralci arborei, di fiori, di frutta; e anche le nature morte con pesci, e le allegorie della primavera e dell’estate).

Credo – ed è constatazione che la conoscenza delle ultime opere conferma e avvalora – che la creatività di Pardini non solo non sia andata affievolendosi con gli anni, ma anzi si sia affinata e arricchita. Senza assili né tremori egli coltiva in serenità le sue doti liriche, e ci mette a parte dei suoi sogni e delle sue visioni d’incanti, ricordandoci che in fondo è sempre l’uomo a dare senso e significato al mondo che lo circonda. – Aprile 1989

PIER CARLO SANTINI

Nato a Lucca nel 1924, ha frequentato presso l’Università di Pisa la scuola di Carlo Ludovico Raggianti, al cui insegnamento è debitore del metodo di lavoro e dell’indirizzo.

Con Ragghianti ha collaborato dal 1952 alla redazione della rivista «seleArte», ha collaborato inoltre con molte altre testate giornalistiche («L’Espresso», «Fiera Letteraria», «Il giornale dell’arte», «Il Giornale», «La Nazione»).

A Milano per le Edizioni di Comunità ha diretto le collane di architettura e arti figurative e la rivista «Zodiac».

Rientrato a Lucca nel 1964 ha dedicato alla città molti dei suoi scritti, si è occupato inoltre di scultura e ha curato numerose significative mostre d’arte collettive e personali, contribuendo a portare la città in un più ampio circolo espositivo. Dal 1981 fino alla sua morte nel 1993 è stato direttore scientifico della Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti, alla quale ha donato la sua biblioteca.

This post is also available in: Inglese