Dino Carlesi

Pochi anni – nell’immediato dopoguerra – avrebbe aperto la strada alle revisioni più severe e ai rinnovamenti più clamorosi. Se oggi quelle tele sembrano per la loro epoca degli azzardi formali è perché esse già vivevano di un respiro e di un impianto che hanno caratterizzato la ricerca e la filosofia dell’uomo in questi ultimi decenni.

Questa autonomia di ascolto e di creazione Pardini se la porterà dietro in tutti i suoi vari cicli: il suo realismo successivo (fin verso il ‘60) non fu mai adeguamento sbracato a certo figurativismo di moda, che di lì a poco aduggerà anche il lavoro di tanti tra i nostri migliori, ma si trattò semmai di visioni filtrate dalla rigorosità della lezione del cubismo bracquiano e del cromatismo limpido e caldo del migliore Cèzanne, nelle quali il problema della leggibilità si poneva come estremo raccordo per non perdere il contatto fondamentale con l’uomo e non come gusto scolastico per una resa naturalistica che in molti poteva significare carenza di inventività.

Certo è che da allora il «colore» divenne matrice fondamentale di una ricerca, intensificata negli ultimi due decenni, che non si placava mai dentro soluzioni provvisorie ma azzardava di continuo innesti e devianze, alternando commistioni tra vari contenuti e varie tecniche, mai obliando esigenze di sintesi che non fossero conclusioni di scandagli dentro la realtà umana e sociale, i costumi, i linguaggi dell’avanguardia, i tempi storici.

Un colore che seguiva i moti di un’innata esigenza poetica interiore (istintiva e non letteraria) più che quella sprecisa e immotiva che si presume talvolta collocare dentro le cose, l’artista facendosi sempre creatore di situazioni emotive e anche artefice diretto di un laboratorio esistenziale in cui felicemente si ammassano e agiscono – per essere sublimate in linguaggio

DINO CARLESI

(Milano,…) è un poeta e critico d’arte italiano.

Ha diretto la collana di poesia “Le fonti di Agnano” per la Casa Editrice Giardini.

Con le sue poesie, negli anni, ha vinto il “Premio Venezia”, il “Premio Monferrato”, il Premio “La Pira”, il Premio “Castagno-Pistoia”, il Premio “Calafuria” di Livorno, il “Premio La Sala”, il Premio Il Fiore e il “Premio O. De Gennaro” di Latina.

Nel 1947 è stato incluso da Giuseppe Ungaretti nell’antologia “Poeti prigionieri”. È uno degli autori compresi nell’antologia “Poeti toscani del Novecento” curata da Agata Italia Cecchini per la Casa Editrice Editalia, nonché nelle antologie “Traversata dell’azzardo” curata da Domenico Cara e “La poesia in Toscana” curata da A. Frattini e F. Manescalchi.

Tra gli altri, hanno scritto del suo lavoro poetico: Elio Filippo Accrocca, Ferdinando Giannessi, Giorgio Caproni, Andrea Zanzotto, Antonio La Penna, Carlo Lodovico Ragghianti, Enzo Carli, Umberto Baldini, Gilberto Finzi, Fortunato Bellonzi, Mario Lunetta, Renzo Ricchi, Vanni Scheiwiller, Giuseppe Zagarrio, Mario Luzi.

Dagli anni Settanta collabora alla rivista culturale Il Grandevetro.

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